Ragione e Sentimento di Jane Austen |
C'è una libreria, una
delle poche che io abbia mai consultato e contemplato. Proprio lì davanti, ne
ammiro i colori delle rilegature, mentre scivolo con gli occhi da un titolo ad
un altro, da un autore a quello che chissà, essendo suo contemporaneo, magari
era stato un rivale. Emma non c'è, non so dove sia, ma suppongo che anche oggi
si trovi al convitto Julius. Ho approfittato della sua assenza e benché io non
fossi sicura se sarà momentanea oppure no, cerco di fare tutto alla svelta.
Cinque giorni fa, così
come oggi, mi sono intrufolata nella sua stanza con l'intenzione di
"rubarle" un capolavoro senza tempo, un classico che a guardarlo -
aveva il segnalibro a un terzo della metà- mi è sembrato una sua lettura
recente. Non era impilato assieme agli altri libri; Emma lo aveva lasciato sul
letto, accanto a un dvd della serie di The O.C. Credo che ne sia quasi
ossessionata, poiché lo sorpresi fuori dalla custodia già qualche giorno prima.
Tuttavia, mi infilai il libro nella borsa ed uscii in punta di piedi pensando a
quanto tempo avrei impiegato per leggere "Ragione e sentimento" di
Jane Austen. Ammetto che lo avevo letto già qualche anno addietro, ma aver
lasciato un libro solo, fuori dalla sua "dimora" e lontano dai suoi
simili, mi è sembrato peggio di un esilio e sarebbe stato brutto da parte mia
lasciarlo lì. Avete presente quei "famosi" - immaginate come se lo
dicessi con tono sprezzante- sandali con i due buchi laterali poco prima della
punta al di sotto dei quali appaiono quegli incantevoli calzettoni bianchi
tirati fino alle caviglie con tanto di merletto?
Ecco, se ci siete
riusciti ad immaginarli chiedo venia. Ma sì, il paragone che mi viene da fare è
proprio quello: il libro di Jane Austen era così, letteralmente fuori posto!
Esattamente come quei sandali con i memorabili calzettoni bianchi. Ma torniamo
a noi e alla lettura che ho scelto qualche giorno fa dalla libreria di Emma.
Quando leggo un libro di
Jane Austen non sono mai a casa, metaforicamente parlando.
Non importa la storia,
non importa chi siano i personaggi, è la cara zia Jane! Unica nel suo genere!
La lettura di qualsiasi Opera di Jane Austen è piacevole, intrigante,
stimolante! "Ragione e Sentimento" ha rappresentato per me il primo
approccio verso questa nota autrice. Un trampolino di lancio alla scoperta
della letteratura inglese. Marianne e Elenor, le protagoniste di questa storia,
sono due sorelle e, come ci fa capire bene Jane Austen, sono caratterialmente
molto diverse. Sono le figlie nate da un secondo matrimonio del Signor
Dashwood. Oltre a loro c’è anche una sorella minore, Margaret e il fratello
maggiore John, che è nato dal primo matrimonio e quando il padre muore, la
tenuta di Norland passa proprio a lui! A John Dashwood. Poco prima che il
povero Signor Dashwood lasciasse la sua famiglia, fece promettere al figlio
maggiore che, dopo la sua morte, si sarebbe preso cura della matrigna e delle
tre sorellastre. Qualcuno però impedirà la realizzazione di questa promessa: la
moglie di Mr John, la signora Fanny, donna profondamente egoista, riuscirà a
persuaderlo a non donare alcuna eredità paterna. Questo è uno dei personaggi
più odiosi dell’intera Opera! Per fortuna il suo personaggio non appare spesso,
ma i personaggi della Austen sono così realistici che se non li vediamo
esibirsi sul palco, essi agiscono e continuano a vivere dietro le quinte.
A quel punto, le tre donne di casa Dashwood si ritrovano sole in una condizione
di estrema precarietà economica e, per tal motivo, la madre teme per il futuro
delle sue figlie. Dal Sussex si trasferiscono nel Devonshire, a Barton Park; un
lontano cugino Sir John Middleton, a conoscenza delle loro difficoltà economiche,
dimostra loro grande solidarietà invitandole a risiedere nel suo Cottage ad un
prezzo inferiore del valore reale.
Rammento ancora il
momento in cui la famiglia Dashwood, a bordo di un vecchio calessino, va
incontro ad una nuova vita, lasciandosi alle spalle tutti i dolori subiti e le
umiliazioni che susseguirono a causa dell’invasiva presenza di Fanny. A mio
parere è un punto molto toccante del romanzo: dalle pagine traspare nostalgia,
malinconia, ma anche un pizzico di eccitazione per il mistero di quello che
riserverà loro il futuro. Passiamo alle due protagoniste: Marianne ha un
carattere dolce, affabile, malleabile e da vera sognatrice. Elenor invece, sin
dai primi capitoli, dimostra una durezza d'animo; ella è riflessiva e
razionale, osserva con estrema preoccupazione l'indole romantica, impulsiva
della sorella. Nonostante questo, sono legate da un fortissimo affetto. Ho
sempre favorito il carattere di Elenor a quello di Marianne, ma non saprei dire
quale fra i due fosse migliore dell’altro. Qualsiasi tipo di personalità,
estroversa o introversa che sia, ha dei pro e dei contro. Quante volte ho
sentito gente lamentarsi del proprio carattere, desiderandone un altro. Sono
considerazioni immature, poiché nessuna personalità è perfetta o forse, lo è soltanto
al momento della nascita. A volte sembra quasi che Marianne reclamasse il
carattere distinto della sorella maggiore, poiché la ritenesse saggia, matura e
coscienziosa, ma in realtà, come giusto che sia, rimane fedele a se stessa, ai
propri desideri e ai propri modi di fare. Un giorno nella loro vita
appartata irrompe l'affascinante Willoughby: colto, galante, impetuoso, non può
che rubare il cuore della giovane Marianne. Ma anche la passione più ardente è
destinata a scontrarsi con la spietatezza della realtà. Marianne benché
fortemente innamorata di Willloughby che si rivelerà d’essere un uomo di poco
valore, sprofonda in un dolore quasi instancabile che sembri non volerla
lasciare mai.
Era questo il più
grande timore di Elenor, che per giorni aveva deciso di nasconderle le cattive
intenzioni del giovane. Così saggia dunque, da prevedere la reazione della
sorella, tenendo poco conto dell'angoscia che custodiva dentro di sé. L'amore
tra sorelle infatti, ha il potere di scacciare via dal cuore qualsiasi altro di
problema personale ed Elenor, ragazza altruista e riservata, dimostra una
grande forza a mettere da parte i propri sentimenti nei confronti di Edward
Ferrars, fratello di Fanny. Il rapporto fra i due è principalmente scandito da
un reciproco rispetto, stima e silenzi, che verranno interrotti da
un’agghiacciante rivelazione. Entrambe le sorelle Dashwood combattono
interiormente per l’amore, chi in un modo e chi in un altro. Elenor è capace di
razionalizzare i sentimenti, o almeno, si illude di poterlo fare, mostrandosi
sempre a pieno delle forze. Per entrambe la Austen ha tracciato un destino
felice, romantico. A fine lettura non so se io abbia provato più stima per
l’autrice o per i personaggi. È stato un viaggio quasi realistico. La sua
lettura la consiglierei anche alla persona meno romantica del mondo, perché? È
presto detto: Opere come “Ragione e Sentimento”, non solo offrono agli occhi
del lettore uno stile eccezionale, ma lo catapultano in un’epoca che, sebbene
fosse lontana dai nostri tempi, ha tanto da insegnare. Lo stile di Jane Austen
lo trovo delizioso e di gran lunga piacevole.
Ripongo il libro dove lo
avevo trovato e scatto anche una foto con il cellulare. Anche oggi ho preso in
prestito un altro libro dalla libreria di Emma, ma per saperne il titolo
dovrete aspettare la prossima recensione.
Ragione e Sentimento di Jane Auste, Giunti 2014 |
Ottima recensione Giulia, bravissima
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